Era proprio il 29 gennaio del 1996, quando il Teatro La Fenice di Venezia, fu completamente distrutto da un incendio doloso, appiccato da un elettricista.
Le massime istituzioni dello Stato si sono immediatamente prodigate per la ricostruzione.
Il teatro è stato riedificato, in stile ottocentesco, in circa otto anni.
Il 14 dicembre del 2003 è stato inaugurato alla presenza del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, con un concerto diretto da Riccardo Muti.
Dal 1 gennaio 2004, sempre per festeggiare la riedificazione del famoso teatro, vi si svolge, in contemporanea al Musikverein di Vienna, il Concerto di Capodanno, in cui vengono eseguiti pezzi d'opera lirica.
Dunque se avete visiterete Venezia, magari a Carnevale, e passate in Campo San Fantin (sestiere di San Marco), fate un salto alla Fenice a godervi un bello spettacolo!
venerdì 29 gennaio 2010
giovedì 28 gennaio 2010
stage all'estero alle Camere di Commercio
La Fondazione Crui (Conferenza dei Rettori delle Università Italiane) in collaborazione con Assocamerestero (Associazione delle camere di commercio italiane all'estero) propone 52 stage nella sede di Roma e all'estero per conoscere le sedi delle Camere di Commercio.
Un'altra occasione per fare esperienza... per l'estero, però, vi servirà un'ottima conoscenza della lingue dei paesi stranieri di destinazione.
Le fasi della selezione prevedono una prima verifica da parte dell’Università di provenienza, seguita da una valutazione da parte di Assocamerestero e della Fondazione CRUI.
Il periodo di stage ha una durata di 3 o 6 mesi, con inizio previsto per il 19 aprile 2010. I candidati selezionati ricopriranno vari ruoli in linea con la mission di Assocamerestero, volta alla promozione e alla diffusione del Made in Italy nel mondo e all’internazionalizzazione delle piccole e medie imprese.
Un'altra occasione per fare esperienza... per l'estero, però, vi servirà un'ottima conoscenza della lingue dei paesi stranieri di destinazione.
Le fasi della selezione prevedono una prima verifica da parte dell’Università di provenienza, seguita da una valutazione da parte di Assocamerestero e della Fondazione CRUI.
Il periodo di stage ha una durata di 3 o 6 mesi, con inizio previsto per il 19 aprile 2010. I candidati selezionati ricopriranno vari ruoli in linea con la mission di Assocamerestero, volta alla promozione e alla diffusione del Made in Italy nel mondo e all’internazionalizzazione delle piccole e medie imprese.
Per vedere quali sono le possibili destinazioni clicca qui
mercoledì 27 gennaio 2010
Elie Wiesel al Parlamento Italiano
''Non dobbiamo consentire che il nostro passato diventi il futuro dei nostri figli''.
« Mai dimenticherò quella notte, la prima notte nel campo, che ha fatto della mia vita una lunga notte e per sette volte sprangata.
Elie Wiesel ha ricevuto il Premio Nobel per la pace nel 1986.
Cosi' Elie Wiesel conclude il suo intervento in aula a Montecitorio in occasione del Giorno della Memoria.
Eliezer Wiesel è uno scrittore rumeno naturalizzato statunitense, di cultura ebraica e di lingua francese, sopravvissuto alla Shoah.
Ha scritto le sue memorie e le sue esperienze in numerosi libri.
« Mai dimenticherò quella notte, la prima notte nel campo, che ha fatto della mia vita una lunga notte e per sette volte sprangata.
Mai dimenticherò quel fumo.
Mai dimenticherò i piccoli volti dei bambini di cui avevo visto i corpi trasformarsi in volute di fumo sotto un cielo muto.
Mai dimenticherò quelle fiamme che bruciarono per sempre la mia Fede.
Mai dimenticherò quel silenzio notturno che mi ha tolto per l'eternità il desiderio di vivere.
Mai dimenticherò quegli istanti che assassinarono il mio Dio e la mia anima, e i miei sogni, che presero il volto del deserto.
Mai dimenticherò tutto ciò, anche se fossi condannato a vivere quanto Dio stesso.
Mai. »
(Elie Wiesel, La notte)
(Elie Wiesel, La notte)
Elie Wiesel ha ricevuto il Premio Nobel per la pace nel 1986.
martedì 26 gennaio 2010
Domani è il 27 gennaio: giorno della memoria
Nel 2001 è stato istituito, dalla Repubblica Italiana, il “giorno della memoria”, in ricordo delle persecuzioni e dello sterminio del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti.
E’ stata simbolicamente scelta come data atta alla celebrazione il 27 gennaio: giorno in cui, nel 1945, vennero abbattuti i cancelli del lager più tristemente famoso al mondo, Auschwitz.
Anche in Italia c’erano campi di detenzione di polizia, attivi durante l’occupazione nazista fra il settembre 1943 e la primavera 1945: due a Bolzano, a Fossoli, presso Carpi, nel Modenese e la vicina Risiera di San Sabba a Trieste.
Quest’ultimo lager, ricavato da uno stabilimento per la raffinazione del riso nel rione periferico di San Sabba a Trieste, fu destinato ai detenuti politici ed ebrei. Pur rimanendo di dimensioni limitate rispetto ai campi di concentramento e sterminio dell’Europa orientale, la Risiera aveva però una tragica peculiarità: era l’unico campo dell’Europa occidentale provvisto di forno crematorio, per cui non svolgeva solo un ruolo di smistamento per le deportazioni negli altri campi, ma anche quello di uccisione su larga a scala dei prigionieri.
Le vittime della Risiera, secondo calcoli approssimativi, furono oltre 5.000, mentre 20.000 furono le persone rastrellate, imprigionate e deportate. Al numero delle vittime fucilate o asfissiate con i gas di scarico degli autocarri e bruciate, vanno aggiunti i 7.000 fra vecchi, donne e bambini morti di stenti in prigionia. Ogni notte, una barca con soldati delle SS a bordo lasciava il litorale triestino nei pressi della Risiera per scaricare in mare sacchi contenenti le ceneri e i resti dei detenuti passati quel giorno nel forno.
Dal 1965 la Risiera, dopo essere stata utilizzata nel dopoguerra come campo profughi, è stata dichiarata museo nazionale.
San Sabba è anche un sacrario, perché dal 1975 conserva le ceneri delle vittime ritrovate subito dopo la Liberazione e che per trent’anni erano state custodite nel Museo lapidario di San Giusto.
Il museo è stato realizzato nel 1975 su progetto dell’architetto Romano Boico; la cella della morte è stata lasciata intatta.
E’ stata simbolicamente scelta come data atta alla celebrazione il 27 gennaio: giorno in cui, nel 1945, vennero abbattuti i cancelli del lager più tristemente famoso al mondo, Auschwitz.
Anche in Italia c’erano campi di detenzione di polizia, attivi durante l’occupazione nazista fra il settembre 1943 e la primavera 1945: due a Bolzano, a Fossoli, presso Carpi, nel Modenese e la vicina Risiera di San Sabba a Trieste.
Quest’ultimo lager, ricavato da uno stabilimento per la raffinazione del riso nel rione periferico di San Sabba a Trieste, fu destinato ai detenuti politici ed ebrei. Pur rimanendo di dimensioni limitate rispetto ai campi di concentramento e sterminio dell’Europa orientale, la Risiera aveva però una tragica peculiarità: era l’unico campo dell’Europa occidentale provvisto di forno crematorio, per cui non svolgeva solo un ruolo di smistamento per le deportazioni negli altri campi, ma anche quello di uccisione su larga a scala dei prigionieri.
Le vittime della Risiera, secondo calcoli approssimativi, furono oltre 5.000, mentre 20.000 furono le persone rastrellate, imprigionate e deportate. Al numero delle vittime fucilate o asfissiate con i gas di scarico degli autocarri e bruciate, vanno aggiunti i 7.000 fra vecchi, donne e bambini morti di stenti in prigionia. Ogni notte, una barca con soldati delle SS a bordo lasciava il litorale triestino nei pressi della Risiera per scaricare in mare sacchi contenenti le ceneri e i resti dei detenuti passati quel giorno nel forno.
Dal 1965 la Risiera, dopo essere stata utilizzata nel dopoguerra come campo profughi, è stata dichiarata museo nazionale.
San Sabba è anche un sacrario, perché dal 1975 conserva le ceneri delle vittime ritrovate subito dopo la Liberazione e che per trent’anni erano state custodite nel Museo lapidario di San Giusto.
Il museo è stato realizzato nel 1975 su progetto dell’architetto Romano Boico; la cella della morte è stata lasciata intatta.
lunedì 25 gennaio 2010
Oggi Eco a Venezia
A partire da oggi Palazzo Grassi e Punta della Dogana, di Venezia, inaugurano un ciclo di incontri che in occasione della mostra “Mapping the Studio” conversano sui temi legati all’arte. Saggisti, narratori o cronisti, i protagonisti degli incontri racconteranno di volta in volta la loro esperienza personale di appassionati d’arte, visitatori di mostre, osservatori di opere, semplici curiosi. Gli incontri, aperti al pubblico, avranno cadenza mensile e si protrarranno per tutto il 2010. Per il primo appuntamento, oggi alle 17 a Palazzo Grassi, toccherà a Umberto Eco con una conferenza legata al ciclo di attività svolte al museo del Louvre a Parigi, dove è stato “grand invité” lo scorso novembre 2009, e che ha ispirato il suo libro “La Vertigine della Lista” recentemente uscito per Bompiani.
Tutti gli incontri sono a ingresso libero, sino ad esaurimento posti, realizzati in collaborazione con Fapi (Fondo Nazionale di formazione per i lavoratori delle piccole e medie imprese, e con il sostegno del quotidiano IL GAZZETTINO).
Tutti gli incontri sono a ingresso libero, sino ad esaurimento posti, realizzati in collaborazione con Fapi (Fondo Nazionale di formazione per i lavoratori delle piccole e medie imprese, e con il sostegno del quotidiano IL GAZZETTINO).
Etichette:
arte,
Eco,
letteratura italiana,
Palazzo Grassi,
Punta della Dogana,
scrittori italiani,
Veneto,
Venezia
venerdì 22 gennaio 2010
Film: baciami ancora!
Se vi e piaciuto il film "L'ultimo bacio" sappiate che il 29 gennaio uscirà nelle sale italiane "Baciami ancora": il seguito del famoso film di Gabriele Muccino del 2000.
La storia di Carlo e Giulia, e dei loro amici, prosegue con gli errori, i traguardi raggiunti, i desideri e le delusioni che li hanno cambiati e che, da ragazzi che non volevano crescere, li hanno trasformati in adulti.
La storia di Carlo e Giulia, e dei loro amici, prosegue con gli errori, i traguardi raggiunti, i desideri e le delusioni che li hanno cambiati e che, da ragazzi che non volevano crescere, li hanno trasformati in adulti.
La colonna sonora del film è stata realizzata niente meno che da Lorenzo Jovanotti.
Buona visione!
Etichette:
baciami ancora,
cinema,
film,
film italiani,
Gabriele Muccino,
Jovanotti,
l'ultimo bacio,
Lorenzo,
musica,
musica italiana,
registi italiani
giovedì 21 gennaio 2010
le tre capitali d'Italia
L’unità d’Italia è avvenuta grazie agli eventi storici a cavallo tra il 1860 e il 1861.
Nella prima convocazione del Parlamento italiano (nel febbraio del 1861), Vittorio Emanuele II venne dichiarato primo re d'Italia.
Nel 1866, a seguito della Terza guerra di indipendenza, vennero annessi al regno d’Italia il Veneto e parte della Lombardia, sottratti all'impero austro-ungarico.
Nel 1870, con la presa di Roma, al regno viene annesso il Lazio, sottraendolo definitivamente allo Stato della Chiesa.
Nella prima convocazione del Parlamento italiano (nel febbraio del 1861), Vittorio Emanuele II venne dichiarato primo re d'Italia.
Nel 1866, a seguito della Terza guerra di indipendenza, vennero annessi al regno d’Italia il Veneto e parte della Lombardia, sottratti all'impero austro-ungarico.
Nel 1870, con la presa di Roma, al regno viene annesso il Lazio, sottraendolo definitivamente allo Stato della Chiesa.
Roma diventò allora ufficialmente capitale d'Italia (prima lo erano state in ordine: Torino dal 1861 al 1865 e Firenze dal 1865 al 1870).
mercoledì 20 gennaio 2010
lingue in prestito
Le parole non provenienti dal latino che fanno parte del lessico italiano provengono in buona parte dalle lingue dei popoli con cui gli italiani sono venuti in contatto, direttamente o indirettamente nei secoli, per vicende storiche, economiche, sociali, politiche e culturali.
Queste parole, che coprono una buona parte della percentuale di parole di origine non latina e che hanno arricchito il lessico italiano di termini importanti ed essenziali, sono dette prestiti, e più precisamente:
-prestiti integrati, quando sono stati adattati foneticamente, cioè hanno assunto una grafia e una pronuncia italiana, subendo mutazioni di genere (femminile e maschile) o numero (singolare e plurale), in modo da risultare parole italiane a tutt gli effetti. E' il caso di parole come "giardino" (dal franco-provenzale jardin), "bistecca" (dall'inglese beefsteak) e "zucchero" (dall'arabo súkkar);
-prestiti non integrati, quando, essendo entrati nella lingua italiana in epoca "recente", hanno conservato la loro forma (la grafia e, in certi casi, anche la pronuncia) originaria e quindi, sono invariabili (al plurale hanno la stessa forma del singolare). E' il caso di parole come "dessert" (dal francese dessert), "golpe" (dallo spagnolo golpe), "sport" (dall'inglese sport), "würstel" (dal tedesco würstel) e "robot" (dal ceco robot).
martedì 19 gennaio 2010
La grande pittura europea in Veneto
Ormai mancano pochi giorni alla chiusura dell'esposizione "Telemaco Signorini e la pittura in Europa", a Palazzo Zabarella, di Padova, prevista per il 31 gennaio 2010.
La mostra, promossa dalla Fondazione Bano e dalla Fondazione Antonveneta, presenta un artista decisamente internazionale: Telemaco Signorini.
Sono un centinaio i capolavori esposti, messi in un confronto mirato su assonanze di temi e di tempi, oltre che sulla reciproca conoscenza, con quelli di maestri della pittura europea di fine Ottocento. Così Il bagno penale a Portoferraio è accanto a La ronda dei carcerati di Van Gogh, i suoi "interni" sono vicinia quelli di Degas o Toulouse-Lautrec e i suoi scorci cittadini sono raffrontati a quelli di Tissot.
Ci sono opere che provengono dal Museo D'Orsay di Parigi, come L'Absinthe di Degas, o dall'Hermitage di S. Pietroburgo.
L' affascinante itinerario documenterà l'intero percorso artistico di Signorini, presentando tutte le sue opere più significative e famose. Ne emergerà la grandezza del fiorentino, unico, o quasi tra i Macchaioli a godere, già in vita, di un successo e di un mercato veramente internazionale.
Fine intellettuale, Signorini venne riconosciuto in Italia e in Europa anche per le sue qualità di critico militante, attento a ciò che accadeva nel mondo dell'arte ma anche nella società, di questa sua caratteristica è emblema la celeberrima Alzaia del 1864.
La mostra, promossa dalla Fondazione Bano e dalla Fondazione Antonveneta, presenta un artista decisamente internazionale: Telemaco Signorini.
Sono un centinaio i capolavori esposti, messi in un confronto mirato su assonanze di temi e di tempi, oltre che sulla reciproca conoscenza, con quelli di maestri della pittura europea di fine Ottocento. Così Il bagno penale a Portoferraio è accanto a La ronda dei carcerati di Van Gogh, i suoi "interni" sono vicinia quelli di Degas o Toulouse-Lautrec e i suoi scorci cittadini sono raffrontati a quelli di Tissot.
Ci sono opere che provengono dal Museo D'Orsay di Parigi, come L'Absinthe di Degas, o dall'Hermitage di S. Pietroburgo.
L' affascinante itinerario documenterà l'intero percorso artistico di Signorini, presentando tutte le sue opere più significative e famose. Ne emergerà la grandezza del fiorentino, unico, o quasi tra i Macchaioli a godere, già in vita, di un successo e di un mercato veramente internazionale.
Fine intellettuale, Signorini venne riconosciuto in Italia e in Europa anche per le sue qualità di critico militante, attento a ciò che accadeva nel mondo dell'arte ma anche nella società, di questa sua caratteristica è emblema la celeberrima Alzaia del 1864.
Etichette:
arte,
Degas,
esposizioni,
mostre,
Ottocento,
Padova,
Palazzo Zabarella,
pittura,
Telemaco Signorini,
Van Gogh,
Veneto
lunedì 18 gennaio 2010
Superstizioni
Come ogni popolo, gli italiani hanno diverse superstizioni.
Il numero XVII, si sa, porta sfortuna perchè i numeri romani che lo compongono formano la scritta latina VIXI, cioè "vissi", il che significa che ora sono morto... dunque è un numero da evitare come la peste!
Un’altra superstizione riguarda la rottura degli specchi.
Un’altra superstizione riguarda la rottura degli specchi.
Furono gli antichi Romani a decidere che uno specchio rotto avrebbe causato 7 anni di guai: esisteva infatti all’epoca una credenza secondo cui la vita si rinnoverebbe ogni 7 anni. Poiché uno specchio rotto significava che la salute era stata spezzata, si concluse che sarebbero stati necessari 7 anni per tornare sani come prima.
Etichette:
made in Italy,
storia italiana,
superstizioni,
tradizione,
tradizioni
venerdì 15 gennaio 2010
La grammatica rubata
C’è un paesino nel quale ogni giorno si verificano misteriose scomparse: prima il punto, poi il punto esclamativo, la virgola, i verbi… E ogni mattina la classe del maestro Giacomo parte per recuperare un pezzo di grammatica scomparsa.
Dalla fortunata serie tv per bambini di Rai 3, sull'insegnamento della lingua (italiana e non), scritta e diretta da Corrado Veneziano, arriva in libreria Accipicchia, ci hanno rubato la lingua -con dvd- ( Giunti Junior 2009, 12 euro)
Dalla fortunata serie tv per bambini di Rai 3, sull'insegnamento della lingua (italiana e non), scritta e diretta da Corrado Veneziano, arriva in libreria Accipicchia, ci hanno rubato la lingua -con dvd- ( Giunti Junior 2009, 12 euro)
Etichette:
italiano per stranieri,
libri,
lingua italiana,
made in Italy,
tv
giovedì 14 gennaio 2010
...andare a Canossa
Questo modo di dire deriva da un episodio storico avvenuto in un periodo di grandi scontri fra Chiesa e Impero.
Nel gennaio del 1077, Matilde, marchesa di Toscana, donna energica e diplomatica, ospitava il papa Gregorio VII nel suo castello di Canossa (sull’Appennino Emiliano).
L’imperatore Enrico IV, che era stato scomunicato per aver sostenuto che il suo potere era anche spirituale, attraversò le Alpi e giunse fin lì per farsi perdonare dal papa. Attese tre giorni fuori dal castello, nel freddo inverno, prima di essere ammesso. Ottenne quindi la remissione della scomunica e giurò fedeltà al papa.
Da quel momento la frase “andare a Canossa” indicò un’azione, un atto di pentimento e di sottomissione.
Nel gennaio del 1077, Matilde, marchesa di Toscana, donna energica e diplomatica, ospitava il papa Gregorio VII nel suo castello di Canossa (sull’Appennino Emiliano).
L’imperatore Enrico IV, che era stato scomunicato per aver sostenuto che il suo potere era anche spirituale, attraversò le Alpi e giunse fin lì per farsi perdonare dal papa. Attese tre giorni fuori dal castello, nel freddo inverno, prima di essere ammesso. Ottenne quindi la remissione della scomunica e giurò fedeltà al papa.
Da quel momento la frase “andare a Canossa” indicò un’azione, un atto di pentimento e di sottomissione.
mercoledì 13 gennaio 2010
Grandi uomini in Veneto: Galileo Galilei
Galileo Galilei, vissuto a cavallo tra il XVI e il XVII secolo, è considerato il padre della scienza moderna.
Il suo nome è associato all'introduzione del metodo scientifico (detto spesso metodo galileiano) e anche al perfezionamento del telescopio, che gli permise importanti osservazioni astronomiche.
« La filosofia è scritta in questo grandissimo libro che continuamente ci sta aperto innanzi a gli occhi (io dico l'universo), ma non si può intendere se prima non s'impara a intender la lingua, e conoscer i caratteri, ne' quali è scritto. Egli è scritto in lingua matematica, e i caratteri son triangoli, cerchi, ed altre figure geometriche, senza i quali mezzi è impossibile a intenderne umanamente parola; senza questi è un aggirarsi vanamente per un oscuro laberinto. »
(Galileo Galilei, Il Saggiatore, Cap. VI)
Il suo nome è associato all'introduzione del metodo scientifico (detto spesso metodo galileiano) e anche al perfezionamento del telescopio, che gli permise importanti osservazioni astronomiche.
Di primaria importanza fu il suo ruolo nella rivoluzione astronomica e il suo sostegno al sistema eliocentrico e alle teorie copernicane. Accusato di voler sovvertire la filosofia naturale aristotelica e le Sacre Scritture, Galileo fu per questo condannato come eretico dalla Chiesa cattolica e costretto, il 22 giugno 1633, all'abiura delle sue concezioni astronomiche, nonché a trascorrere il resto della sua vita in isolamento.
Uno dei periodi più "liberi", Galileo lo visse proprio in Veneto, a Padova, dove lavorò in ambito universitario dal 1592-1610.
Sono ancora numerose le tracce del passaggio di questo grande uomo nella nostra regione, soprattutto nell'apertura mentale e nella curiosità tipica della sua gente.
« La filosofia è scritta in questo grandissimo libro che continuamente ci sta aperto innanzi a gli occhi (io dico l'universo), ma non si può intendere se prima non s'impara a intender la lingua, e conoscer i caratteri, ne' quali è scritto. Egli è scritto in lingua matematica, e i caratteri son triangoli, cerchi, ed altre figure geometriche, senza i quali mezzi è impossibile a intenderne umanamente parola; senza questi è un aggirarsi vanamente per un oscuro laberinto. »
(Galileo Galilei, Il Saggiatore, Cap. VI)
Etichette:
Galileo Galilei,
grandi uomini,
libri,
made in Italy,
Padova,
scienza,
storia europea,
storia italiana,
Veneto,
Venezia
martedì 12 gennaio 2010
"Stefano Bollani e i Visionari" a Portogruaro
Stefano Bollani, noto pianista jazz e compositore, presenterà venerdì 15 gennaio alle 21 presso il Teatro Comunale "Luigi Russolo" di Portogruaro, un repertorio, le cui caratteristiche principali sono energia ed eclettismo.
Si passerà dal pop d'autore, alla sperimentazione, alla musica classica, all'hard bop..., assaporando una musica frizzante che sfugge amabilmente a qualsiasi collocazione.
Stefano sarà accompagnato da bravissimi musicisti quali Mirko Guerrini (al sax), Nico Gori (al clarinetto), Stefano Senni (al contrabbasso) e Cristiano Calcagnile (alla Batteria): i "Visionari".
Inebriate il vostro spirito...
Etichette:
artisti,
Caorle,
eventi,
Friuli Venezia Giulia,
jazz,
Luigi Russolo,
musica,
musica italiana,
Portogruaro,
spettacoli
lunedì 11 gennaio 2010
a proposito di dadi...
Nonostante la crisi economica ci sono sempre più italiani che amano giocare d’azzardo, con lotto, superenalotto, cavalli, videopoker, winforlife, casinò online e infine “gratta e vinci” che è il gioco più amato, in particolare modo il “Miliardario", con il quale si può vincere fino a 500.000 euro.
La febbre del gioco ha contagiato l’82 per cento della popolazione...
Attenzione però: il gioco è bello solo se moderato!
Etichette:
crisi economica,
euro,
gratta e vinci,
italiani,
made in Italy
venerdì 8 gennaio 2010
...il dado è tratto!
Il 10 gennaio del 49 a.C., sulle rive del fiume Rubicone (Romagna), che segnava il confine tra Italia e Gallia Cisalpina, Giulio Cesare proferì la famosa frase: “Alea iacta est”, ovvero: “il dado è tratto”. L’attraversamento del Rubicone significava infatti violare la legge che proibiva l’ingresso di uomini armati entro i confini dell’Italia e segnò l’inizio della guerra civile, conclusasi con la fine della Repubblica e l’inizio della dittatura personale di Giulio Cesare.
Oggi la frase allude a un’azione dopo la quale non si può più tornare indietro.
Oggi la frase allude a un’azione dopo la quale non si può più tornare indietro.
giovedì 7 gennaio 2010
I 5 sensi di Calvino
Non è uno dei libri più conosciuti di Italo Calvino, anzi a dir la verità non è neanche un libro, ma una serie di appunti tratti da una conferenza che l'autore ha tenuto nel 1983, stiamo parlando di "Sotto il sole giaguaro".
E' molto particolare, ecco come lo presenta lo stesso Calvino:
"Un libro che sto scrivendo parla dei 5 sensi, per dimostrare che l'uomo contemporaneo ne ha perso l'uso. Il mio problema scrivendo questo libro è che il mio olfatto non è sviluppato, manco di attenzione auditiva, non sono un buongustaio, la mia sensibilità tattile è approssimativa, e sono miope."
Leggetelo, è una vera esperienza sensoriale!
E' molto particolare, ecco come lo presenta lo stesso Calvino:
"Un libro che sto scrivendo parla dei 5 sensi, per dimostrare che l'uomo contemporaneo ne ha perso l'uso. Il mio problema scrivendo questo libro è che il mio olfatto non è sviluppato, manco di attenzione auditiva, non sono un buongustaio, la mia sensibilità tattile è approssimativa, e sono miope."
Leggetelo, è una vera esperienza sensoriale!
Etichette:
arte,
Italo Calvino,
letteratura italiana,
libri,
made in Italy,
scrittori italiani
martedì 5 gennaio 2010
La Pinza della Nonna
La Pinza è sicuramente uno dei dolci più antichi della cucina veneta.
Quella che segue è la ricetta della nonna.
Fai bollire un litro di acqua e aggiungi a pioggia due etti di farina, un pizzico di sale. Aggiungi poi un cucchiaio di semi di finocchio, mezzo chilo di uva sultanina (dopo averla lavata) e due etti di fichi secchi.
Grattugia una mela, un’arancia e unisci all’impasto mezzo chilo di zucchero, mezzo bicchiere di grappa, due bustine di lievito in polvere, un cucchiaio di olio e mezzo cucchiaino di bicarbonato…per renderla più digeribile.
Amalgama tutto e metti in forno a 180°.
Di tanto in tanto fai la prova dello stuzzicadente per controllare il punto di cottura; quando uscirà dalla torta asciutto, la Pinza sarà cotta.
Si mangia tiepida o fredda.
Buona Epifania a tutti… speriamo che la Befana non ci porti carbone!
Ce ne sono di diversi tipi (in base all’origine geografica) ma tutte hanno come base la farina gialla e bianca 00.
Quella che segue è la ricetta della nonna.
Fai bollire un litro di acqua e aggiungi a pioggia due etti di farina, un pizzico di sale. Aggiungi poi un cucchiaio di semi di finocchio, mezzo chilo di uva sultanina (dopo averla lavata) e due etti di fichi secchi.
Grattugia una mela, un’arancia e unisci all’impasto mezzo chilo di zucchero, mezzo bicchiere di grappa, due bustine di lievito in polvere, un cucchiaio di olio e mezzo cucchiaino di bicarbonato…per renderla più digeribile.
Amalgama tutto e metti in forno a 180°.
Di tanto in tanto fai la prova dello stuzzicadente per controllare il punto di cottura; quando uscirà dalla torta asciutto, la Pinza sarà cotta.
Si mangia tiepida o fredda.
Buona Epifania a tutti… speriamo che la Befana non ci porti carbone!
Etichette:
cibi,
cucina veneta,
dolci,
ricette,
ricorrenze,
rievocazioni storiche,
tradizione,
tradizioni,
Veneto,
Venezia
lunedì 4 gennaio 2010
Pan e Vin
Una delle più caratteristiche tradizioni popolari del Veneto è la "casera": un falò di grandi cataste di legno e frasche, che viene acceso alla vigilia dell'epifania.
In alcune zone del Veneto la casera viene chiamata "panevìn" (da "pane e vino", il cibo povero che si consumava durante il falò).
Il rogo viene benedetto dal parroco con l'acqua santa e lo scoppiettare del fuoco viene identificato con il demonio infuriato che fugge.
Sembra che questa usanza risalga a riti pre-cristiani: i Celti infatti accendevano dei fuochi per ingraziarsi le divinità e bruciavano un fantoccio rappresentante il passato.
Ancor oggi la fiamma simboleggia la speranza e la forza di bruciare il vecchio (non a caso si può bruciare la "vecchia" posta sopra la pira di legna) e la direzione delle scintille viene letta come presagio per il futuro: verso est ci sarà buona sorte nei mesi a venire, verso ovest sarà tempo per andare in cerca di fortuna.
In passato mentre il falò ardeva, i contadini in cerchio gridavano e cantavano varie formule augurali.
Il rito dei fuochi è anche un momento in cui la comunità si raccoglie per stare in compagnia. Viene accompagnato dalla degustazione di vin brulé e di pinza, focaccia tipica di questa festa.
Sembra che questa usanza risalga a riti pre-cristiani: i Celti infatti accendevano dei fuochi per ingraziarsi le divinità e bruciavano un fantoccio rappresentante il passato.
Ancor oggi la fiamma simboleggia la speranza e la forza di bruciare il vecchio (non a caso si può bruciare la "vecchia" posta sopra la pira di legna) e la direzione delle scintille viene letta come presagio per il futuro: verso est ci sarà buona sorte nei mesi a venire, verso ovest sarà tempo per andare in cerca di fortuna.
In passato mentre il falò ardeva, i contadini in cerchio gridavano e cantavano varie formule augurali.
Il rito dei fuochi è anche un momento in cui la comunità si raccoglie per stare in compagnia. Viene accompagnato dalla degustazione di vin brulé e di pinza, focaccia tipica di questa festa.
Quindi se la sera del 5 gennaio state attraversando la campagna Veneta e vedete dei fuochi nei campi, non spaventatevi... fermatevi, parcheggiate la macchina e andate a festeggiare!
Partecipare a questo rito propiziatorio porta bene!
Etichette:
feste,
fuochi,
made in Italy,
storia italiana,
storie,
tradizione,
tradizioni,
Veneto,
Venezia
Iscriviti a:
Post (Atom)