mercoledì 30 ottobre 2013

Bob Dylan in concerto a Padova l'8 Novembre


La figura chiave del movimento di protesta americano, Bob Dylan, si esibirà venerdì 8 novembre al Gran Teatro Geox a Padova.
I brani in scaletta saranno per lo più quelli appartenenti all’album The Freewheelin’, ovvero il secondo album ufficiale pubblicato nel Maggio del 1963: un album storico che il mese scorso ha compiuto ben 50 anni. 
Bob Dylan, incredibile personaggio che si è fatto portavoce delle proteste e del malessere giovanile, è stato una delle figure più influenti degli ultimi cinquant’anni non solo in ambito musicale, ma anche nel campo della letteratura e della cultura popolare, ed è per questo che la leggenda del folk rock sta per ricevere una delle più alte onorificenze francesi ovvero la Legion d’Onore.

martedì 29 ottobre 2013

Una fiaba per Halloween


Pierino Pierone era un bambino alto così, che andava a scuola. Per la strada di scuola c'era un orto con un pero, e Pierino Pierone ci s'arrampicava a mangiar le pere. Sotto il pero passò la Strega Bistrega e disse:Pierino Pierone dammi una pera
Con la tua bianca manina,
Ché a vederle, son sincera,
Sento in bocca l'acquolina
!
Pierino Pierone pensò: «Questa si sente l'acquolina in bocca perché vuole mangiare me, non le pere», e non voleva scendere dall'albero. Colse una pera e la buttò alla Strega Bistrega. Ma la pera cascò per terra, proprio dov'era passata una mucca e aveva lasciato un suo ricordo.
La Strega Bistrega ripeté:
Pierino Pierone dammi una pera
Con la tua bianca manina,
Ché a vederle, son sincera,
Sento in bocca l'acquolina
!
Ma Pierino Pierone non scese e buttò un'altra pera, e la pera cadde per terra, proprio dov'era passato un cavallo e aveva lasciato un laghetto.
La Strega Bistrega ripeté la sua preghiera e Pierino Pierone pensò che era meglio accontentarla. Scese e le porse una pera. La Strega Bistrega aperse il sacco ma invece di metterci la pera ci mise Pierino Pierone, legò il sacco e se lo mise in spalla.
Fatto un pezzo di strada, la Strega Bistrega dovette fermarsi a fare un bisognino: posò il sacco e si nascose in un cespuglio. Pierino Pierone che intanto, coi suoi dentini da topo, aveva rosicchiato la corda che legava il sacco, saltò fuori, ficcò nel sacco una bella pietra e scappò. La Strega Bistrega riprese il sacco e se lo mise sulle spalle.
Ahimè Pierino Pierone
Pesi come un pietrone
!
disse, e andò a casa. L'uscio era chiuso e la Strega Bistrega chiamò sua figlia:
Margherita Margheritone,
Vieni giù e apri il portone
E prepara il calderone
Per bollire Pierino Pierone
.
Margherita Margheritone apri e poi mise sul fuoco un calderone pieno d'acqua. Appena l'acqua bollì, la Strega Bistrega ci vuotò dentro il sacco. - Plaff! - fece la pietra, e sfondò il calderone; l'acqua andò sul fuoco e tutt'intorno e bruciò le gambe alla Strega Bistrega.
Mamma mia cosa vuol dire:
Porti i sassi da bollire?
disse Margherita Margheritone. E la Strega Bistrega saltando per il bruciore:Figlia mia, riaccendi il fuoco,
Io ritorno qui tra poco
.
Cambiò vestito, si mise una parrucca bionda, e andò via col sacco.
Pierino Pierone invece d'andare a scuola era tornato sul pero. Ripassò la Strega Bistrega travestita, sperando di non esser riconosciuta, e gli disse:
Pierino Pierone dammi una pera
Con la tua bianca manina,
Ché a vederle, son sincera,
Sento in bocca l'acquolina
!
Ma Pierino Pierone l'aveva riconosciuta lo stesso e si guardava bene dallo scendere:
Non dò pere alla Strega Bistrega
Se no mi prende e nel sacco mi lega
.
E la Strega Bistrega lo rassicurò:
Non sono chi credi, son sincera,
Arrivata son qui stamattina,
Pierino Pierone dammi una pera
Con la tua bianca manina.
E tanto disse tanto fece che Pierino Pierone si persuase scese a darle una pera. La Strega Bistrega lo ficcò subito nel sacco.
Arrivati a quel cespuglio, dovette di nuovo fermarsi per un bisognino, ma stavolta il sacco era legato così forte che Pierino Pierone non poteva scappare. Allora il ragazzo si mise a fare il verso della quaglia. Passò un cacciatore con un cane cercando quaglie, trovò il sacco e l'aperse. Pierino Pierone saltò fuori e supplicò il cacciatore di mettere il cane al suo posto nel sacco. Quando lí Strega Bistrega tornò e riprese il sacco, il cane lì dentro non faceva che dimenarsi e guaire, e la Strega Bistrega diceva:
Pierino Píerone non ti rimane
Che saltare e guaire come un cane.

Arrivò alla porta e chiamò la figlia:
Margherita Margheritone,
Vieni giù e apri il portone
E prepara il calderone
Per bollire Pierino Pierone.

Ma quando fece per rovesciare il sacco nell'acqua bollente, il cane furioso sgusciò fuori, le morse un polpaccio, saltò in cortile e cominciò a sbranar galline.
Mamma mia, che casi strani,
Tu per cena mangi i cani?
disse Margherita Margheritone. E la Strega Bistrega:Figlia mia, riaccendi il fuoco,
Io ritorno qui tra poco.
Cambiò vestito, si mise una parrucca rossa e tornò al pero; e tanto disse tanto fece che Pierino Pierone si lasciò acchiappare un'altra volta. Questa volta non si fermò in nessun posto e portò il sacco fino a casa, dove sua figlia l'aspettava sull'uscio.
- Prendilo e chiudilo nella stia, - le disse, - e domani di buonora, mentre io sono via, fallo in spezzatino con patate.
Margherita Margheritone, l'indomani mattina, prese un tagliere e una mezzaluna e aperse uno spiraglio nella stia.
Pierino Pierone fammi un piacere,
Metti la testa su questo tagliere.
E lui:Come? Fammi un po' vedere.Margherita Margheritone posò il collo sul tagliere e Pierino Pierone prese la mezzaluna, le tagliò la testa e la mise a friggere in padella.
Venne la Strega Bistrega ed esclamò:
Margheritone figlia mia bella,
Chi t'ha messa lì in pade
lla?
- Io! - fece Pierino Pierone su dalla cappa del camino,
- Come hai fatto a salire lassù? - chiese la Strega Bistrega.
- Ho messo una pignatta sopra l'altra e sono salito.
Allora la Strega Bistrega provò a farsi una scala di pignatte per salire ad acchiapparlo, ma sul più bello sfondò le pignatte, cadde nel fuoco e bruciò fino all'ultimo briciolo.
Da Fiabe Italiane (1956), di Italo Calvino



martedì 22 ottobre 2013

31/10/2013: Chioggia e le streghe


Ogni città spesso racchiude una tradizione popolare ricca di storie, aneddoti, leggende che danno ai luoghi un’aurea magica e misteriosa. Chioggia possiede diverse leggende e tra le tante ce ne sono alcune che riguardano le streghe,; per questo la pro loco per la notte di Halloween ha organizzato una visita alla città davvero da brivido...
L'itinerario avrà inizio alle ore 21.00 dal "Sagraeto" caratterizzato dalla bellissima balaustra in pietra d' Istria dove è collocata la statua della Madonna del "Refugium Peccatorum" e dalle statue, oggi prive di testa, che adornano il parapetto. Partendo da questo punto verrà raccontata la storia di tradizione popolare "del latte e le mosche" che spiega per quale motivo le statue siano mozzate. Proseguendo l'itinerario e oltrepassando il Ponte della Cuccagna, dopo un breve tratto si giungerà nella piccola e caratteristica "Corte Taccheo" denominata anche "Corte delle streghe" dove verrà raccontata la storia "dell'intenta". Dalla suggestiva corte ci si dirigerà verso campo Duomo e ai piedi dell'alto campanile della cattedrale verrà narrata la raccapricciante storia del "gatto e la zampa mozzata". Il percorso proseguirà poi fino a calle Ponte Scarpa dove si trova l'omonimo ponte dal quale si scorge il palazzo denominato "della strega".
Ingresso libero

Prenotazione obbligatoria (prenotazioni@prolocochioggia.org)




lunedì 14 ottobre 2013

La Venezia di Casanova


A Venezia esiste uno speciale itinerario ispirato al grande seduttore Giacomo Casanova.
Così attraversando i percorsi da lui descritti nelle sue memorie, potrete riscoprire il frequentatore di salotti, giramondo e conquistatore di donne, che, dal Settecento a oggi, non cessa di affascinare l’immaginario collettivo...ma che non riusciva a definire l'amore!

Qu'est-ce donc que l'amour ! J'ai beau avoir lu tout ce que des prétendus sages ont écrit sur sa nature, et j'ai beau y philosopher dessus en vieillissant que je n'accorderai jamais qu'il soit ni bagatelle, ni vanité. C'est une espèce de folie sur laquelle la philosophie n'a aucun pouvoir ; une maladie à laquelle l'homme est sujet à tout âge, et qui est incurable si elle frappe dans la vieillesse. Amour indéfinissable ! Dieu de la nature ! Amertume dont rien n'est plus doux, douceur dont rien n'est plus amer. Monstre divin qu'on ne peut définir que par des paradoxes. (da Histoire de ma vie, éd. Robert Laffont, coll. Bouquins, 1993, t. I, vol. 2, chap. V, p. 346)

Per informazioni:

Prigioni di Palazzo Ducale 
Tel: 041-5224951/ 041-2715911; Fax: 0415285028; E-mail:  info@fmcvenezia.it
Orari: Aprile-ottobre: lunedì-domenica 8.30-19.00 (ultimo ingresso un'ora prima).
Novembre-marzo: lunedì-domenica 8.30-17.30. 


mercoledì 9 ottobre 2013

Vajont 9 ottobre 1963


Il 9 ottobre 1963, 260 milioni di metri cubi di roccia si staccarono dal monte Toc (montagna delle Prealpi bellunesi), franando nel bacino idroelettrico sottostante.
L'onda anomala generata dall'impatto riversò oltre 50 milioni di metri cubi di acqua e fango sulla valle del Piave, causando una delle più grandi catastrofi della storia contemporanea.


Ecco come descrisse quel giorno la grande giornalista veneta Tina Merlin:

Inizia l'ultimo giorno. Il 9 ottobre 1963 è una stupenda giornata di sole. Di questa stagione la montagna è splendida, rifulge di caldi colori autunnali. La gente di Casso va e viene ancora dal Toc, portando via dalle case più cose possibili. Ma altra gente non vuole abbandonare le case e i beni malgrado l'avviso fatto affiggere dal Comune, pressato dalle richieste provenienti dal cantiere...[Viene la sera] e la gente, adesso, è tutta nei bar a vedere la televisione. Sono ancora pochissimi i televisori privati, e in eurovisione c'è la partita di calcio Real Madrid- Rangers di Glasgow. Due squadre molto forti, una partita da non perdere. E infatti molta gente è scesa dalle frazioni a Longarone, e anche da altri paesi della valle, per godersi lo spettacolo nei bar. La gente si diverte, discute, scommette sulla squadra vincente. Sono le 22.39. Un lampo accecante, un pauroso boato. Il Toc frana nel lago sollevando una paurosa ondata d'acqua. Questa si alza terribile centinaia di metri sopra la diga, tracima, piomba di schianto sull'abitato di Longarone, spazzandolo via dalla faccia della terra. A monte della diga un'altra ondata impazzisce violenta da un lato all'altro della valle, risucchiando dentro il lago i villaggi di San Martino e Spesse. La storia del "grande Vajont", durata vent'anni, si conclude in tre minuti di apocalisse, con l'olocausto di duemila vittime.