martedì 3 novembre 2009

Ciao Alda!

Domenica si è spenta, a causa di un tumore osseo, una grande donna della poesia italiana:
Alda Merini.
Domani pomeriggio alle 14.00, in Duomo a Milano, ci saranno i funerali di Stato.

Alda verrà poi sepolta tra i grandi al Famedio, il cimitero monumentale.

Questo è l’omaggio di Milano, città che ha tanto amato e odiato, come lei stessa ha confessato in “Canto Milano”, una raccolta di prose e poesie pubblicate nel 2007.

Alda, classe 1931, aveva esordito a 15 anni spinta da Spagnoletti, che nel 1950 pubblicò alcune sue poesie nell’ "Antologia della poesia italiana 1909-1949”.
Nel 1947 la Merini incontra quelle che definirà come "prime ombre della sua mente": viene internata per un mese all'ospedale psichiatrico di Villa Turno.
Nel 1951, anche su suggerimento di Eugenio Montale, l'editore Scheiwiller stampa due poesie inedite di Alda Merini in "Poetesse del Novecento". In questo periodo frequenta per interesse di lavoro ma anche per amicizia Salvatore Quasimodo.
Sposa Ettore Carniti, proprietario di alcune panetterie di Milano, nel 1953.
Esce poi il primo volume di versi intitolato "La presenza di Orfeo". Due anni dopo pubblica "Nozze Romane" e "Paura di Dio". Sempre nel 1955 nasce la primogenita Emanuela: al medico pediatra dedica la raccolta "Tu sei Pietro" (pubblicata nel 1961).
La poetessa inizia poi un triste periodo di silenzio e di isolamento: viene internata al "Paolo Pini" fino al 1972, periodo in cui non manca comunque di tornare in famiglia, e durante il quale nascono altri tre figli.
Dopo alternati periodi di salute e malattia, che durano fino al 1979, la Merini torna a scrivere; lo fa con testi intensi e drammatici che raccontano le sue sconvolgenti esperienze al manicomio: secondo lei vera causa dell'alienazione e della pazzia degli internati.
I testi sono raccolti in "La Terra Santa", pubblicato da Vanni Scheiwiller nel 1984.
Nel 1981 muore il marito; si risposa nel 1983 con il poeta tarantino Michele Pierri.
Alda si trasferisce a Taranto dove rimarrà tre anni. In questi anni scrive le venti "poesie-ritratti" de "La gazza ladra" (1985). A Taranto porta a termine anche "L'altra verità. Diario di una diversa", suo primo libro in prosa.
Dopo aver nuovamente sperimentato gli orrori del manicomio, questa volta a Taranto, torna a Milano nel 1986: si mette in terapia con la dottoressa Marcella Rizzo alla quale dedicherà più di un lavoro.
Dal punto di vista letterario questi sono anni molto produttivi: naturale conseguenza è anche la conquista di una nuova serenità.
Negli anni, diverse pubblicazioni consolideranno il ritorno sulla scena letteraria della scrittrice. Nel 1993 riceve il Premio Librex-Guggenheim "Eugenio Montale” per la Poesia. Nel 1996 le viene assegnato il "Premio Viareggio" per il volume "La vita facile"; l'anno seguente riceve il "Premio Procida-Elsa Morante".
Nel 2002 viene pubblicato da Salani un piccolo volume dal titolo "Folle, folle, folle d'amore per te", con un pensiero di Roberto Vecchioni, il quale nel 1999 aveva scritto "Canzone per Alda Merini".
Nel 2003 la "Einaudi Stile Libero" pubblica un cofanetto con videocassetta e testo dal titolo "Più bella della poesia è stata la mia vita".
Nel 2004 esce un disco che contiene undici brani cantati da Milva tratti dalle poesie di Alda Merini.
Nel 2006 la poetessa si avvicina al genere noir con "La nera novella" (Rizzoli).

La sua è stata una vita piena di passione, segnata da gioie, dolori e da un'intensa produzione letteraria, tutta volta a mostrarci la meraviglia di quello che comunemente chiamiamo follia!

Follia, mia grande giovane nemica,
un tempo ti portavo come un velo
sopra i miei occhi che mi scoprivo appena.
Mi vide in lontananza il tuo bersaglio
e hai pensato che fossi la tua musa;
quando mi venne quel calar di denti
che ancora mi addolora tra le spoglie,
comprasti quella mela del futuro
per darmi il frutto della tua fragranza.

Alda Merini

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