I suoi maestri prima dell’America furono Pavese e Abbagnano.
Ciò che nella letteratura americana la attraeva di più, rispetto a quella europea, era la vecchia, tradizionale, differenza fra letteratura pragmatistica e la letteratura accademica, fra i fatti della vita e una letteratura libresca basata su indagini psicologiche.
Dall’Olimpo dei Nobel ai vagabondi underground, per lei c’era spazio per tutti! Li amava moltissimo i “suoi scrittori”, tanto da finire due volte in prigione per loro: la prima volta in seguito a una perquisizione da Einaudi, in cui i nazisti scoprirono che stava traducendo “Addio alle armi” di Hemingway; la seconda a Spoleto nel 1967, in compagnia di Allen Ginsberg, denunciato per i suoi versi hard. Ginsberg in quell’occasione aveva fatto un reading con Ungaretti… quasi ottuagenario, ma non privo di guizzi: in quei giorni il poeta fece graziosamente dono di alcuni suoi peli pubici a Ginsberg, il bardo degli scabrosi beatniks (Battuti o beati?).
Fernanda è stata una donna piena di passioni, con il dono di saperle trasmettere... una donna davvero speciale!
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