A un mese dalla morte della grande Fernanda Pivano (classe 1917) porgiamo un omaggio a questa fine intellettuale. Sensibile sostenitrice delle relazioni con la letteratura straniera (in particolare quella americana), lei ha contribuito ad arricchire il nostro patrimonio culturale e gli scambi letterari con il resto del mondo. Proprio Fernanda ha fatto conoscere in Italia, grazie alle sue traduzioni (ma non solo), Hemingway, Faulkner, Fitzgerald, E. L. Master... Lei propose la pubblicazione, negli anni 60, di Wright, Ginsberg, Kerouac, Burroughs, Ferlinghetti, Corso, Carver…
I suoi maestri prima dell’America furono Pavese e Abbagnano.
Ciò che nella letteratura americana la attraeva di più, rispetto a quella europea, era la vecchia, tradizionale, differenza fra letteratura pragmatistica e la letteratura accademica, fra i fatti della vita e una letteratura libresca basata su indagini psicologiche.
Dall’Olimpo dei Nobel ai vagabondi underground, per lei c’era spazio per tutti! Li amava moltissimo i “suoi scrittori”, tanto da finire due volte in prigione per loro: la prima volta in seguito a una perquisizione da Einaudi, in cui i nazisti scoprirono che stava traducendo “Addio alle armi” di Hemingway; la seconda a Spoleto nel 1967, in compagnia di Allen Ginsberg, denunciato per i suoi versi hard. Ginsberg in quell’occasione aveva fatto un reading con Ungaretti… quasi ottuagenario, ma non privo di guizzi: in quei giorni il poeta fece graziosamente dono di alcuni suoi peli pubici a Ginsberg, il bardo degli scabrosi beatniks (Battuti o beati?).
Diplomata al decimo anno di conservatorio, pianista, la Nanda era amica di molti musicisti: Bob Dylan, Lou Reed, Jovanotti e Fabrizio De Andrè (che lei considerava con affetto il più grande poeta italiano del secolo).
Fernanda è stata una donna piena di passioni, con il dono di saperle trasmettere... una donna davvero speciale!
venerdì 18 settembre 2009
La Nanda: the Beat goes on!
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