mercoledì 4 maggio 2011

un po' di storia: la spedizione dei Mille

Nella notte tra il 4 e il 5 maggio 1860 da Quarto, presso Genova, salparono due piroscafi: il Piemonte e il Lombardo. A bordo c'erano 1072 volontari vestiti in camicia rossa, comandati da Giuseppe Garibaldi, diretti in Sicilia. Giunti a Talamone, in Toscana, i garibaldini si rifornirono di armi e poi sbarcarono a Marsala in Sicilia. A Calatafimi incontrarono e sconfissero le truppe borboniche, che contavano ben 80.000 soldati, poco motivati alla guerra. Invece i garibaldini diffondevano entusiasmo tra le popolazioni, che speravano nella distribuzione delle terre, portate via ai latifondisti privilegiati. Garibaldi sconfisse nuovamente i borbonici a Milazzo. L'8 agosto sbarcò in Calabria e il 7 settembre 1860, travolta ogni resistenza, entrò vincitore a Napoli. Cavour era preoccupato che Garibaldi invadesse lo Stato Pontificio, sollevando le reazioni di mezza Europa. Perciò prese una decisione difficile. Inviò un esercito piemontese per fermare Garibaldi e per restituire al re Vittorio Emanuele II il controllo della situazione. L'incontro tra il re e Garibaldi avvenne a Teano. Il generale lasciò ogni potere nelle mani nel monarca, dicendo "obbedisco" e si ritirò nell'isola di Caprera.

1 commento:

  1. Il testo sopracitato è stato tratto da "Storia in primo piano. L'età moderna"(Berrsezio, Bianchi, DE AGOSTINI) ma Vincenzo, un nostro lettore, segnala che c'è un'inesattezza storica.
    Vincenzo dice:

    "Quando parlate del 150 dell'unità d'Italia e della spedizione dei Mille,
    attribuite a Garibaldi il famoso "Obbedisco" in occasione dell'incontro di
    Teano col Re.[...]
    Obbedisco, invece, G.G. lo disse, anzi lo scrisse, in un'altra occasione,
    5 anni dopo.
    Nel 1866 era a Bezzecca, nel Trentino, dopo aver sconfitto gli Austriaci
    nell'unico successo italiano durante la terza guerra d'Indipendenza. Si
    preparava, con i Cacciatori delle Alpi, a liberare Trento ma venne bloccato
    in vista dell'imminente armistizio. Il generale LaMarmora, in particolare,
    aveva ordinato di sgomberare il Trentino in 24 ore, minuto più minuto meno.

    Fu allora che il signor G., incavolato nero ma ligio alle disposizioni,
    prese carta e penna e scrisse: "Ho ricevuto il dispaccio numero….Obbedisco".

    Ringraziamo gentilmente Vincenzo

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