L'espressione che prenderemo in esame è “aver ‘na facia da toa” (avere una faccia di tavola/legno), corrisponde all'italiano "faccia di bronzo".
Con questa espressione si identifica una persona col viso imperturbabile, che non esprime emozioni.
L’origine di questo detto si fa risalire ai tempi antichi della Repubblica di Venezia. La leggenda veneziana ci narra che nell’anno 943 alcuni pirati, il giorno della Purificazione di Maria, irrompessero nella chiesa di San Pietro al Castello e rapissero 12 spose. Il Doge Candiano III inseguì i pirati, li sconfisse nelle acque di Caorle e riportò le donne a Venezia. A ricordo dell’avvenimento venne istituita la Festa delle Marie che col tempo divenne sfoggio di eleganza, motivo di rivalità e occasione di scontro tra le fazioni veneziane per la scelta delle belle ragazze che dovevano sfilare. La situazione rischiava di degenerare, così nel 1319 il governo decise di sostituire le ragazze con figure di legno costruite appositamente in Arsenale: il popolo soprannominò quelle figure “Marie de toa”. Nella tradizione la “Maria de toa” è la donna ossuta, magra e impeccabile, oppure una donna piatta, senza seno. Il motto è stato ripreso dal gergo teatrale quando nelle rappresentazioni della Commedia dell’Arte veneziana oltre agli attori protagonisti venivano introdotte nel palco delle figure di legno che rappresentavano le comparse. Ovviamente queste presenze avevano una espressione imperturbabile e gli attori che non riuscivano ad impressionare il pubblico venivano paragonati a queste immagini e apostrofati come “facce da toa”.
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