lunedì 17 gennaio 2011

Facia da toa

Più volte ci siamo occupate dei modi di dire italiani, spiegandone l'origine. Oggi vi spiegheremo l'origine di un modo di dire del nostro dialetto, strettamente legato alla nostra storia.
L'espressione che prenderemo in esame è “aver ‘na facia da toa” (avere una faccia di tavola/legno), corrisponde all'italiano "faccia di bronzo".
Con questa espressione si identifica una persona col viso imperturbabile, che non esprime emozioni.
L’origine di questo detto si fa risalire ai tempi an­tichi della Repubblica di Venezia. La leggenda veneziana ci narra che nell’anno 943 alcuni pirati, il giorno della Purificazione di Ma­ria, irrompessero nella chiesa di San Pietro al Castello e rapissero 12 spose. Il Doge Candiano III inseguì i pirati, li sconfisse nelle acque di Caorle e riportò le donne a Venezia. A ricordo dell’avvenimento venne istituita la Fe­sta delle Marie che col tempo divenne sfoggio di eleganza, motivo di rivalità e occasione di scontro tra le fazioni veneziane per la scelta delle belle ragazze che dovevano sfilare. La situazione rischiava di degenerare, così nel 1319 il governo decise di sostituire le ragazze con figure di legno costruite appositamente in Arsenale: il popolo soprannominò quelle figure “Marie de toa”. Nella tradizione la “Maria de toa” è la donna ossuta, magra e impeccabile, oppure una donna piatta, senza seno. Il motto è stato ripreso dal gergo teatrale quando nelle rappresentazioni della Commedia del­l’Arte veneziana oltre agli attori protagonisti ve­nivano introdotte nel palco delle figure di legno che rappresentavano le comparse. Ovviamente queste presenze avevano una espressione im­perturbabile e gli attori che non riuscivano ad im­pressionare il pubblico venivano paragonati a queste immagini e apostrofati come “facce da toa”.

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