mercoledì 9 ottobre 2013

Vajont 9 ottobre 1963


Il 9 ottobre 1963, 260 milioni di metri cubi di roccia si staccarono dal monte Toc (montagna delle Prealpi bellunesi), franando nel bacino idroelettrico sottostante.
L'onda anomala generata dall'impatto riversò oltre 50 milioni di metri cubi di acqua e fango sulla valle del Piave, causando una delle più grandi catastrofi della storia contemporanea.


Ecco come descrisse quel giorno la grande giornalista veneta Tina Merlin:

Inizia l'ultimo giorno. Il 9 ottobre 1963 è una stupenda giornata di sole. Di questa stagione la montagna è splendida, rifulge di caldi colori autunnali. La gente di Casso va e viene ancora dal Toc, portando via dalle case più cose possibili. Ma altra gente non vuole abbandonare le case e i beni malgrado l'avviso fatto affiggere dal Comune, pressato dalle richieste provenienti dal cantiere...[Viene la sera] e la gente, adesso, è tutta nei bar a vedere la televisione. Sono ancora pochissimi i televisori privati, e in eurovisione c'è la partita di calcio Real Madrid- Rangers di Glasgow. Due squadre molto forti, una partita da non perdere. E infatti molta gente è scesa dalle frazioni a Longarone, e anche da altri paesi della valle, per godersi lo spettacolo nei bar. La gente si diverte, discute, scommette sulla squadra vincente. Sono le 22.39. Un lampo accecante, un pauroso boato. Il Toc frana nel lago sollevando una paurosa ondata d'acqua. Questa si alza terribile centinaia di metri sopra la diga, tracima, piomba di schianto sull'abitato di Longarone, spazzandolo via dalla faccia della terra. A monte della diga un'altra ondata impazzisce violenta da un lato all'altro della valle, risucchiando dentro il lago i villaggi di San Martino e Spesse. La storia del "grande Vajont", durata vent'anni, si conclude in tre minuti di apocalisse, con l'olocausto di duemila vittime.

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