Il pubblico dell'epoca continuava ad apprezzare maggiormente le accademie (serate musicali realizzate con la presenza di un vasto numero di esecutori), ma l'eccezionale virtuosismo di interpreti come Paganini al violino o Liszt al pianoforte, fece cambiare l'interesse del pubblico.
Il virtuosismo non era solo l'esibizione di un'eccezionale bravura tecnica, ma anche un modo di fare musica profondamente legato alle idee del Romanticismo: l'esecutore era spinto alla ricerca della conoscenza massima del suo strumento, così come desiderava penetrare nei segreti della natura; l'esecuzione era sempre vista come la sfida contro i propri limiti tecnici per riuscire a far esprimere tutte le potenzialità dello strumento, per giungere al cuore pulsante della musica.
Non era raro che il pubblico attribuisse ai maggiori virtuosi capacità demoniache e non mancavano, a questo proposito, leggende e aneddoti fantasiosi.
Prima di Paganini, un celebre violinista italiano del Settecento, Giuseppe Tartini (1692-1770), scrisse una sonata che fu denominata "Trillo del diavolo", che si diceva fosse stata ispirata dal diavolo in persona apparso in sogno al compositore.
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